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L’IMPEGNO A GARANTIRE LA FORMAZIONE PERMANENTE NEGLI ISTITUTI COME SERVIZIO DELL’AUTORITÀ

L’IMPEGNO A GARANTIRE LA FORMAZIONE PERMANENTE NEGLI ISTITUTI COME SERVIZIO DELL’AUTORITÀ

L’IMPEGNO A GARANTIRE LA FORMAZIONE PERMANENTE NEGLI ISTITUTI COME SERVIZIO DELL’AUTORITÀ

Amadeo Cencini

Premessa

La formazione permanente è uno dei tanti problemi o il vero (e unico) problema della Vita Consacrata oggi?

  • Chiarimento imprescindibile: il concetto corretto di formazione e formazione permanente

Se fine della formazione è avere in noi i sentimenti del Figlio (Vita consacrata, 61ss), la formazione non può che durare tutta la vita.

  • Distinzione conseguente fondamentale: formazione permanente ordinaria e straordinaria

Formazione permanente ordinaria e straordinaria

FP  ORDINARIA FP  STRAORDINARIA
Agente responsabile Il singolo L’istituzione
Riferimento temporale Quotidiano Eventuale
Finalità Spirituale-essenziale (aver in sé i sentimenti del Figlio) Funzionale-operativa (aggiornamenti di vario genere)
Ambito formativo Totalità della persona (cuore-mente-volontà…) Competenze settoriali specifiche
Condizione intrapsichica Docibilitas Docilitas
Contenuto formativo La Parola-del-giorno Contenuti e stimoli vari
Mediazione umana La relazione qualsiasi

con persone qualsiasi

Alcune relazioni con persone specifiche
Luogo e spazio formativo La propria comunità e

il proprio ministero

Alcuni luoghi particolari, non abituali

Intervento pertinente e diretto dell’istituzione

  1. a) La creazione d’una cultura della formazione permanente, a livello di

* mentalità oggettiva

* sensibilità soggettiva

* pedagogia esistenziale

  1. b) Approntare una Ratio formationis con proposte di formazione permanente secondo le diverse stagioni esistenziali

Iniziative abituali gia’ in atto

Attività di animazione spirituale (ritiri, esercizi, pellegrinaggi…)

Corsi di animazione pastorale e approfondimento culturale per età e stagioni esistenziali

Iniziative più specifiche legate a tematiche annuali d’interesse comune

Attivita’ innovative

Privilegiare tempi prolungati

Mese ignaziano o trimestre/semestre sabbatico

Secondo noviziato

In alcuni ambienti il singolo sceglie liberamente l’una o l’altra di queste attività (naturalmente tenendo conto delle possibilità concrete), in altri contesti fanno già parte d’un programma offerto a tutti.

Naturalmente l’istituzione deve garantire la concreta fattibilità di tali attività, con ciò che ne consegue (assenza prolungata di alcuni). Fondamentale, in tal senso, mostrare una volontà politica di seguire una certa linea, nonostante i disagi che questo può creare.

COLLABORAZIONE INTERCONGREGAZIONALE

È una delle espressioni significative della spiritualità di comunione, a cui insistentemente la Chiesa chiama la VC, per essere nel mondo odierno così diviso e individualista, una concreta testimonianza evangelica. In risposta alla possibilità offerta dal Capitolo generale di aprire Presenze temporanee intercongregazionali un’iniziativa venne presa dalla Regione Colombia. Attualmente però l’esperienza è sospesa. Consideriamo valido stimolare altre esperienze in questa linea?

Missione in Terre di dialogo interreligioso. Dopo un lungo periodo di discernimento, insieme alla Direzione Generale, si giunge all’opzione della nuova apertura in Mongolia, considerata luogo di primo annuncio tra i non cristiani, con possibilità di dialogo con le grandi religioni, presenza di consolazione fra la gente, specialmente tra le popolazioni povere. In data (…), giunse la proposta di iniziare un progetto di discernimento insieme per realizzare una nuova apertura per il dialogo con l’Islam, richiesta dal Capitolo generale.

Principi di governo (collegialità e sussidiarietà). In questi anni si è gradualmente instaurato uno stile di condivisione e comunicazione molto frequente. È così diventata una consuetudine pratica che ci incontrassimo ogni giorno per un costante aggiornamento su problemi riguardanti il governo della Congregazione, casi particolari di Confratelli, relazioni con le varie Regioni, con la Segreteria di Stato e le Congregazioni Vaticane. Il tutto è stato fatto con un senso di attenzione e rispetto a quelle che sono le competenze dei singoli Consiglieri e del Consiglio nel suo insieme.

Il processo di decentralizzazione non è sempre inteso, tra le Sorelle, come impegno di maggiore e più consapevole responsabilità nel discernimento, nella comunione profonda e nella comunicazione. Questo ha portato, alcune volte, a prendere decisioni affrettate e a discernimenti non liberi dall’attaccamento alla propria idea o posizione.

In diverse occasioni, insieme con i Consigli di Circoscrizione e con le Sorelle, si è riflettuto sui benefici del processo di decentralizzazione per una comunione più autentica e una incarnazione del Carisma nell’oggi della storia.

In alcune situazioni si percepisce la difficoltà a realizzare un vero processo di discernimento con criteri carismatici, realizzato nella fede e nella fiducia reciproca tra Sorelle, come Comunità e come Circoscrizione.

Le esperienze di votazione diretta per i Consigli di Circoscrizione non sempre sono state fatte in clima di comunione e di vero discernimento.

Prendiamo atto che il processo di decentralizzazione è agli inizi e c’è ancora un lungo cammino per attuarlo, a tutti i livelli. Se è vissuto in pienezza può essere un mezzo di crescita significativo per ogni Sorella. E’ importante che le Direzioni, ad ogni livello, assumano questo processo, lo incrementino lungo il sessennio, trovino i mezzi per viverlo, e accompagnino le Comunità su questa linea.

Dobbiamo imparare la fiducia, la fiducia di pensare, di interrogarci, di cercare insieme.

 

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