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DISCERNUIMENTO SULLO STATO E LA VITA VITA DELL’ISTITUTO NELLA CHIESA E ORIENTAMENTI ALL’INTERNO DI UN CAPITOLO

DISCERNUIMENTO SULLO STATO E LA VITA VITA DELL’ISTITUTO NELLA CHIESA E ORIENTAMENTI ALL’INTERNO DI UN CAPITOLO

DISCERNUIMENTO SULLO STATO E LA VITA VITA DELL’ISTITUTO NELLA CHIESA E ORIENTAMENTI ALL’INTERNO DI UN CAPITOLO

German Arana

Qual è la nostra realtà? Ovvero, qual è la natura dei nostri Istituti? Siamo una comunità convocata dal nostro Signore, una sorta di Chiesa particolare all’interno della comunione cattolica, per condividere il nostro modo carismatico di seguire il Signore, di vivere il Vangelo e di aderire alla sua missione. I carismi particolari che costituiscono il segno d’identità dei nostri Istituti hanno dei tratti che ci accomunano nella medesima vocazione consacrata nella Chiesa, caratterizzata da una immersione particolarmente radicale nella “forma Christi, cioè lo svuotamento del Messia-Servo, contrassegnata nella sua vicenda storica come una dedizione totale ed esclusiva alla volontà del Padre, con un cuore indiviso orientato su di Lui e sulla passione redentrice per uomini, spoglio completamente, a causa del Regno, da qualsiasi comodo incentrato su di sé. L’abbiamo definita pure come chiesa particolare sui generis, appunto perché appartiene all’essenza della nostra consacrazione la sua dimensione comunitaria, secondo il paradigma della piena condivisione delle nostre vite e delle nostri sorti imperniate sulla vita dei discepoli con il Signore, nel corso del suo ministero pubblico, e sull’icona pienamente comunionale della Chiesa nascente descritta negli Atti degli Apostoli.

Sorge però una domanda: ma non ho descritto per caso l’ideale piuttosto che il reale? Anzi, non è precisamente il divario tra l’uno e l’altro quello che ci mortifica e che rende necessario il bisogno di scandagliare con schiettezza il nostro stato di salute? Distinguo: è vero, purtroppo, che la cosiddetta “realtà” contiene le graffiature delle nostre manchevolezze e porta con sé le ammaccature delle nostre infedeltà. Eppure guardare la realtà prevalentemente o esclusivamente da ciò che ci manca, sarebbe puramente e semplicemente frutto di uno sguardo ateo su di essa.

Forse non è vero che i nostri Istituti sono sorti dall’arcano volere divino colto dalla lungimiranza dei nostri Fondatori? Forse non è una solida realtà che essi sono un immenso regalo dello Spirito alla sua Chiesa, e per questo sono cresciuti e sorretti dalla sua sbalorditiva potenza? Non è forse è una realtà incontestabile il fatto che tutto l’insieme delle nostre realtà ha un significato vocazionale, è un vincolo inestricabile tra l’iniziativa di Dio e la nostra libertà, e che costituisce il perno dalla sua fondatezza e da cui scaturisce la capacità di discernere la sua saldezza?

Attribuire alla realtà soprattutto i suoi aspetti più deludenti è frutto di uno stato di miscredenza che distorce il suo significato. Questo senso del reale deve essere appreso da noi nello spirito di un vero discernimento come fattispecie dei suoi semi vocazionali, cioè come il palesarsi dei segni tramite i quali il Signore ci chiama ad una vita consacrata veramente piena e rigogliosa. Se noi procediamo nella nostra analisi, non semplicemente come un survey sociologico, ma pervasi da uno spirito di vero discernimento, troveremmo sin dalle prime battute della ricerca il pungolo dello Spirito che ci sprona verso un più di autenticità evangelica.

Con questa lettura vocazionale della realtà, non posso intendere un dipinto fasullo, ignaro dei suoi aspetti logori. Ma voglio premunirmi sin dall’inizio di fronte ad un preteso “realismo” rassegnato e triste, che in fondo non ha niente di realistico, appunto perché preclude niente di meno che la percezione del suo fondamento, ben più consistente dell’epifenomeno dei nostri capricci.

Comunque sia, per procedere a un’analisi veritiera dell’intero Istituto, è necessario alzare la mira verso il bene comune, verso i cambiamenti, i traguardi, gli orientamenti comunitari e apostolici che siano più confacenti con il benessere dell’intero corpo apostolico. Nella misura in cui le singole parti sono valutate in vista del tutto, ogni cosa prenderà il suo peso specifico nell’insieme, e sarà giudicata in modo più aderente al bene comune. E’ precisamente compito del Governo generale spronare gli animi verso l’orizzonte allargato dell’interesse comune, che richiede una particolare generosità e lungimiranza da parte di tutti. Questo anche perché un Istituto religioso, grande o piccolo che esso sia, non è un aggregato di singole comunità, e neppure una federazione di regioni o di province, ma un unico corpo apostolico, che vive nella cordiale appartenenza di tutti e nella comune consapevolezza d’impegnarsi per un unico scopo.

Forse si potrebbero aggiungere altri criteri. Non si tratta di esaurire l’argomento, ma di offrire degli spunti affinché poi i diversi team di Governi generali possano avviare un processo per arrivare a una stesura dello Status che sia illuminata e stimolante.

Come segni di un discernimento autenticamente in corso mi permetto di sottolineare infine quel carattere stimolante appena accennato e la corrispondente voglia di percorrere insieme la strada che abbiamo di fronte a noi.

La caratteristica di cogliere la dimensione vocazionale della nostra realtà segnalata all’inizio di questa esposizione è precisamente lo stimolo rinnovato per rispondere all’iniziativa di Dio su di noi. Una descrizione della nostra realtà, quanto esauriente o pignola possa sembrare, se non provoca una decisa volontà di camminare vero ‘il più’ che Dio ci chiede nella storia presente, sarebbe del tutto inutile.

Una diagnosi che semplicemente annunzia le avvisaglie di una più grave malattia, o un’impostazione tanto ideale da sembrare irraggiungibile e che non ci mette in moto, non serve a niente. La verità cristiana è una verità salvifica, non una consapevolezza rassegnata, che non fa scattare un cambiamento, un movimento di conversione.

L’indagine sullo stato dell’Istituto fatta con il più largo coinvolgimento dovrebbe racchiudere in se stessa un panorama invitante, tramite il quale il Signore stesso ci desta dal nostro assopimento e ci sprona ad una condivisione più solidale nella costruzione del Suo regno, secondo la contribuzione specifica del nostro carisma voluto dal suo Spirito.

Ogni diagnosi sbocca in una prognosi. Non è fatta per amore della pura descrizione, ma in vista di prendere lo svincolo verso una salute più rigogliosa. Lo stimolo è intimamente legato col modo di porsi dinanzi al futuro. Il deluso ha chiuso i battenti, ha abbassato la serranda.; per lui non c’è più orizzonte, sia perché questo si è oscurato ai suoi occhi, sia perché lui si è sbarrato la strada. Dietro di sé, non c’è che un po’ di malinconia di cose ormai definitivamente tramontate;  davanti a sé, un muro invalicabile.

Che cosa vediamo davanti a noi? La mano tesa del buon Gesù che ci stringe stretti stretti al suo Cuore, per percorrere, assieme a Lui e tra di noi, le strade del mondo per strappare dal loro giaciglio i carenti di fede, di speranza e soprattutto di vero amore, essendo noi sacramento visibile della sua misericordia.

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